La casa sul cartello
María José Ferrada
Stanco del suo lavoro come operaio in una fabbrica di PVC, Ramón sale su una enorme insegna della Coca-Cola e decide di restare a vivere lì. È stato assunto come custode del cartello, per evitare che qualcuno rubi i riflettori, e al suo capo non importa che rimanga sul luogo di lavoro ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. In quel nido fatiscente, Ramón si sente al riparo dall’assordante “rumore del mondo”. Gli unici a fargli visita sono la compagna Paulina e il nipote Miguel – un ragazzino di undici anni, sensibile e sognatore, voce narrante del romanzo – mentre gli abitanti delle palazzine circostanti mormorano che Ramón sia diventato stupido o pazzo. L’arrivo di un gruppo di senzatetto non fa altro che aumentare il disagio dei vicini, che avvertono quanto sia precario l’ordine costruito in anni di fatiche e meschinità. La tragica scomparsa di un bambino delle palazzine trasforma infine la tensione in una cieca esplosione di rabbia.