Giornale di guerra e di prigionia
Carlo Emilio Gadda
Per il sottotenente Gadda, che l’aveva auspicata come «necessaria e santa», la Grande Guerra si rivela uno scontro durissimo. Più ancora che con il nemico, con ciò che scatenava in lui un’indignazione così violenta da sfiorare la «volontà omicida»: la meschinità della «vita pantanosa» di caserma, che spegne ogni aspirazione alla lotta. Ma lo scontro più lacerante, e fondatore, è quello che Gadda ingaggia con sé stesso. La disfatta di Caporetto e la prigionia in Germania peseranno come un macigno sul bilancio della partecipazione di Gadda alla guerra, ma il tempo dimostrerà che l’officina del Giornale – primo sofferto atto di conoscenza del mondo e della propria realtà psichica – segna la nascita del più grande prosatore italiano del Novecento.